Annamaria Grazia Augello
Lucia Amadio
Roberto Pavoni
Oriana Ramacci
Letizia Gavioli
Daniela Ballarin
Veronica Giorgetti
Riccardo Di Gioia
Simona
Inesi
Roberta Fusaro
BeatriceScaccia
Zelda Salvi
Raffaella Borrelli
Cristina Arezzini
Roberta Conigliaro
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La
Scuola dei Generi
Galleria Ca'
d'oro
21 maggio 2003 ore 19.00
Presentazione:
“...Ocra-arancione...”
“Il colore di Roma non è
più il colore di Scipione o di Mafai, di Donghi
o di Tamburi. Vista dal Gianicolo o dai Parioli Roma
ha oggi il colore grigio sporco delle vecchie ossa,
il colore del fumo e dell’orina. Il marrone della
pozzolana, il giallo della sabbia, il bianco della calce,
il viola delle crete bisogna andare a cercarli nelle
prose dei Rondisti. Il famoso ocra-arancione è
rimasto superstite soltanto nei cortili dei collegi
e dei seminari del centro...” (Leonardo Sinisgalli.“I
martedì colorati”, 1967)
“Ho speso una parte notevole
del tempo trascorso a Roma alla ricerca e alla contemplazione
di questo colore; e mi capita di essere colto a un tratto
da un’intensa nostalgia per una facciata, un angolo
di strada, un muro su cui l’avevo trovato”
(Paul Valéry)
Ho cercato a lungo una frase che potesse
descrivere le emozioni che avvicinano oggi un giovane
artista ad una città come Roma. Non volevo e
non potevo perdermi nei discorsi di sempre che narrano
di una città eletta, prediletta ed ineliminabile
da ogni percorso di formazione artistica.
Come osservava Sinisgalli qualche decennio fa, il colore
di Roma è cambiato e continua inarrestabilmente
a cambiare; l’ocra-arancione cercato e trovato
da Valéry, lo conosciamo appena ed il “grigio
sporco” magari è tornato bianco splendente,
ma non ha conservato lo stesso respiro.Non si deve però
essere nostalgici guardando Roma.
Dato di fatto è che ormai, questa eterna città
è disomogenea, disorganica, multisfaccettata
e chi la vive è costretto a cambiare lenti
troppo spesso. Infatti, non si può osservare
nello stesso modo il centro e la periferia; non sopravvivono
gli stessi odori, colori, rumori.
Non sopravvivono e, nello stesso tempo, una vera e propria
identità si è persa: i luoghi sono diversissimi
ma c’è un familiare giro di basso che sembra
attraversare l’aria in ogni punto, perchè
la vita di ognuno è mossa quasi sempre da un
simile, veloce ritmo.
Queste contraddizioni, queste distanze divengono, per
chi osserva, stimolanti, proprio perchè inconciliabili
e fastidiose.
Gli striduli attriti di questa città portano
spesso ad aggirarsi quasi in uno stato di “convalescenza”,
nel quale gli organi tattili sembrano captare tutto
per la prima volta. La città è sorprendente
e imprevedibile, può sussurrare sempre qualcosa
di nuovo; complice la luce, le stagioni, le giornate.
Una mostra che descrivesse brevemente
ogni municipio di Roma è apparsa quindi, un’idea
entusiasmante.
In una sola mostra 19 pittori vi parleranno dei 19 municipi
con dipinti aventi lo stesso formato (50x50)
Una mostra, in apparenza
così ordinata e schematica è, a mio parere,una
dimostrazione di come un filtro rigido possa servire
non a mortificare o confondere, ma anzi a vivacizzare
e valorizzare le diversità e le distanza tra
ognuno di noi.
Passeggiate quindi attraverso questi brevi flash
romani che, visti insieme, tendono ad avvicinarsi ad
un racconto breve di immagini, vissuti, sensibilità.
Un racconto breve dalle pagini interscambiali:
alcune ermetiche altre narrative, alcune più
esplicite e realistice, altre ancora vagamente simboliche.
Buona lettura.
Beatrice
Scaccia
Passaggio
nella città.
“ Assume l’immediatezza
di un quadro quello che altrimenti ci appare solo attraverso
la torbida rete della nostra volontà…:
la vita dei vicoli e dei mercati, il gioco di sole e
di ombra su acqua e terra, la forma di un albero, l’armonia
di nobili edifici, le strade le linee di un paesaggio.”
Diciannove quadri raccontano così la città
di Roma, il suo ricco sistema di percorsi, di spazi,
di luoghi che ne costituiscono il tessuto urbano, con
un linguaggio semplice ed evocativo, forme, linee e
colori.
I giovani artisti, diciannove appunto, protagonisti
di questa mostra mirano e si concedono ciascuno ad un
municipio, o rione, andando a respirare le atmosfere,
le peculiarità di questi grandi borghi, traendo
immagini immediate e concrete.
Si riuniscono sotto il nome di “ La Scuola dei
Generi ”, per indicare l’approccio alla
pittura intesa come mestiere, codificando il linguaggio
nei generi pittorici, paesaggio, veduta, natura morta.
La città ispira le iconografie, i generi, le
strutture del sensibile, e per “La Scuola dei
Generi ”questa esperienza di confronto con lo
spazio urbano è sentita collettivamente, in gruppo,
ma vissuta e interiorizzata, resa con soggettività
artistica. Il progetto, infatti, pur nella sua omogeneità
non tace la poliedricità creativa dei talenti:
si rendono manifeste posizioni dialettiche che amano,
criticano o rimpiangono nostalgicamente la città
di altri tempi.
Tale bipolarismo è ispirato già dalla
storia dell’urbe universale, dalle vestigia antiche,
dai decorati edifici barocchi, pastosi e gonfi, ma anche
la città dei palazzinari, delle periferie di
Vespignani, delle borgate e dei loro paesaggi fantasmatici.
La pittura per il giovane gruppo si fa racconto, non
si autocelebra, non si fa concetto ma dizione.
Elena Rosa
Una mostra su Roma da un nuovo punto di vista: la città
e le sue diciannove città , destrutturare la
metropoli in parti, recuperando il valore del municipio,
della dimensione umana, della particolarità.
Il tutto visto attraverso le singole entità,
un gioco di composizione e scomposizione pittorica della
città, reso con una tecnica consapevole e antica,
che i diciannove artisti presenti in mostra, recuperano
alle origini, intendendo la pittura come mestiere.
L’esordio de “ La Scuola dei Generi”
è quasi un manifesto della linea pittorica, che
contraddistingue questo giovane gruppo, dipingere è
raccontare, rappresentare, ciò che si vuol dire
è solo ciò che è visibile. Finalmente
degli artisti che amano l’arte del far pittura,
ritornando al grado zero ma senza dimenticare ciò
che finora si è imparato, attenti al dettaglio,
che vivono la città e che semplicemente la descrivono.
Le opere in mostra rispettano un unico formato, come
tessere di un puzzle, la cui soluzione è Roma,
vista e fermata su tele, con la stessa vivacità
di una passeggiata.
Gloria Porcella
La Scuola dei Generi, is
a newly formed group of young eclectic people with the
capacity of using the painters' job with loving care.
Brave young artists with a passion for art and loving
care for their native town: Rome. Their goal is to portray
this city as we live it in our days, divided in nineteen
Councils, defined by all their typical, characteristic
and historical differences.
The "city within the city" is portrayed with
the use of antique techniques such as the use of colours,
the picturesque research in details, prospective and
the continuous will to elaborate the skills that have
been learnt and passed on through generations in time.
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