E se Roma
Roma
Galleria Ca' d'oro
dicembre 1988 - gennaio 1989
È per me motivo di compiacimento e soddisfazione inaugurare,
in qualità di Assessore alla Cultura della Regione Lazio,
una Mostra quale "E SE ROMA", nella quale la Galleria
Ca' d'Oro presenta una rassegna di opere dedicate a
Roma, i cui autori sono tra i più significativi ed importanti.
È d'obbligo sottolineare l'importanza di un evento culturale
che rende merito agli artisti romani e che, di converso,
magnificamente onora la storia della Città, una storia
che è parte di ognuno; soprattutto degli artisti che,
ad essa dedicando il proprio lavoro, ne rendono aggettiva
la singolare rilevanza.
Il che, peraltro, non vuoi dire che nei dipinti esposti
si possa esclusivamente leggere una positiva adesione:
un senso critico, a volte, viene a frapparsi tra l'artista,
la sua immagine ed il pubblico.
Ma ciò è un bene.
Segno indubitabile che l'interesse per la Città viene
maturandosi, pur laddove, talvolta, il negativo risulta
evidente ai più, quanto, in particolar modo agli stessi
artisti, la cui spiritualità è sensibile e ricettiva.
Quadri da ammirare, allora, ma soprattutto da intendere
chiaramente al di là della loro mera apparenza.
Un apprezzamento va alla Galleria Ca' d'Oro per aver
coraggiosamente realizzato una Mostra che, per il suo
significato di omaggio a Roma, questa meravigliosa Città
sorgente e culla di cultura attraverso i secoli, avrebbe
forse dovuto essere realizzata - in uno dei Palazzi
romani od in una sede museale.
Via dei Condotti è, peraltro, al centro della cultura
cittadina, portandosi su quella Piazza di Spugna dominata
dalla celebre scalinata di Trinità dei Monti, ritmata
dalla berniniana "Barcaccia", animata dal turismo internazionale;
ne si può dimenticare, specialmente in quest'anno centenario,
che proprio in uno dei suoi palazzi abitava Giorgio
De Chirico, il quale alla Ca' d'Oro, tra l'altro, quotidianamente
faceva visita, qui esponendo le sue opere.
Una mostra come l'attuale certamente implica un'aggettiva
segnalazione di immagini: merito del critico (oltre
a quello di aver esposto nelle pagine di questo libro
una sintetica storia della pittura "romana") è aver
formulato una rosa di ventiquattro nomi per la quale
ben si comprende che non si è scandagliato in una sola
area, proponendo così una situazione complessa e diversificata
e consentendo allo spettatore di cogliere certo spirito
polifonico della pittura che dal realismo giunge all'espressionismo,
dal rinnovato onirismo a formulazioni citative e, ancora,
di suggestiva evocazione.
È in occasioni come questa, in cui l'Assessorato regionale
alla Cultura contribuisce a condurre in porto interventi
culturali per i quali l'impegno politico giustamente
si sposa con quello propulsore dell'Arte, che pienamente
si realizza lo scopo istituzionale volto ad elevare
il patrimonio di conoscenza culturale e scientifica
del cittadino.
Si può ben dire, allora, che questa Mostra è una seria
proposta per una profonda meditazione.
Per chi, come
me, sostiene che "Roma è quello che per un pesce rosso
è la vaschetta in cui vive", una Mostra di quadri dedicati
alla Città eterna rappresenta sempre un evento da celebrare.
Scorrendo le pagine di questo bel libro di Domenico
Guzzi si ha l'impressione di essere in presenza di un
percorso storico-critico ben definito nei suoi molteplici
e variegati aspetti, nonostante l'autore affermi di
aver voluto far solo una "passeggiata romana".
Un cammino dunque che rivisita brevemente, attraverso
singole opere, alcuni fondamentali momenti della cultura
romana.
Su questo telaio si inseriscono poi le varie storie
parallele: dai francesi, con i quali simbolicamente
si vogliono rammentare tutti i "viaggiatori culturali"
del secolo scorso, alle vicende delle mostre della Secessione;
dagli accenni alle molte esposizioni che, negli anni,
hanno reso vitale il tessuto culturale della città per
giungere ad una rinnovata lettura della Scuola romana
vista, nella sintesi, quale spartiacque tra un tempo
e l'altro della creazione artistica.
Molto interessante, in questo percorso, appare il concetto
di "contestualità" degli eventi estetici, che fornisce
la chiave per una visione organica, in cui, accanto
a fenomeni d'avanguardia, altri ne esistono di cui Guzzi,
con osservazione storica, sottolinea la presenza come
necessaria allo sviluppo in positivo del cammino dell'arte.
Ed è, questo, un dato importante che caratterizza l'attività
del giovane studioso: basterebbe pensare ai recenti
volumi, editi dalle "Edizioni della luna", ciascuno
dedicato ad un singolo quadro.
Le opere vengono infatti analizzate nei loro molteplici
valori: formali e simbolici, estetici e sociali, poetici
ed anche politici, sempre arrivando a darne una chiara
interpretazione.
Va ancora sottolineata la narrazione di alcune vicende
romane, cui si affida un si- gnificato di "luogo intervallare"
nell'ampio cammino storico-critico. La vicenda, ad esempio,
degli studi: Villa Strhol-Fern e via Margutta; i personaggi
vicini ai pittori e agli scultori; la terza saletta
di Aragno; le vicende della ricostruzione, in chiave
co- smopolita, dell'arte dell'immediato dopoguerra.
Infine, l'indicazione degli anni Cinquanta quale limite
dell'indagine; il paesaggio visto in chiave di rappresentazione,
da un lato ed osservato quale evento o segno simbolico
dall'altro, da cui nasce l'attualità della mostra, ospitata
da Toni Porcella nelle sale della Galleria Ca' d'Oro.
Ventiquattro pittori di variate tendenze, chiamati da
Guzzi al confronto tematico, da cui emerge un panorama
davvero interessante e "polifonico".
Stimolante e curiosa appare anche la lettura di testimonianze
scritte degli stessi artisti, dalle cui parole s'intende
quel che può essere il "non detto" dalla pittura.
Un insieme - questo libro - di immagini e pensieri,
di analisi e di riflessioni che, certamente, non potrà
che suscitare apprezzamento.
|