Anna Maria ANGELUCCI      

 

 






Anna Maria Angelucci
nasce a Roma nel 1968.

Dopo il Liceo artistico si diploma all’Accademia di Belle Arti come scenografa. Terminati gli studi si trasferisce per alcuni anni a Tenerife per specializzarsi nelle tecniche dell’incisione e della grafica. Nel frattempo espone le sue opere nell’ambito di numerose mostre, collettive e personali, in varie località della Spagna che la faranno esordire con alcuni suoi lavori anche in Germania.

Successivamente sperimenta diversi materiali e tecniche, e intanto progetta scenografie, tessuti, oggetti, fino a scegliere la ceramica come mezzo di espressione privilegiato.

Attualmente vive e lavora a Roma, dove ha sede il suo studio.

L’esercito delle dee sorte dalla terra…

Bocche socchiuse che sembrano lasciare andare un canto dolce e sottile… Energia vitale che rigenera tutto l’universo.
I busti in ceramica di Anna Maria Angelucci, visti nel loro insieme, fanno pensare a un coro di divinità, a metà tra l’umano e il trascendente, che richiamano un simbolico femminile ancora non codificato.

E’ infatti dalla terra - la Grande Madre - che sembrano emerse le misteriose dee della giovane scultrice romana che, nelle sue ultime opere, ha raggiunto un alto grado di sintesi, tra evocazioni del passato e percezioni del presente.

Dalla natura, vissuta in una dimensione a tutto tondo nella splendida isola di Tenerife (dove l’artista ha trascorso alcuni anni dopo aver vinto una borsa di studio presso l’Accademia di Belle Arti del luogo) sono nate le prime impressioni sensoriali da cui è iniziata la genesi delle sue figure misteriose.

Dall’arte antica, dai greci, dagli etruschi, dagli egizi, ma anche dal Primo Rinascimento, dalla Pittura Metafisica, senza tralasciare la staticità della scultura religiosa orientale, sono giunte ulteriori suggestioni che hanno sommato ai suoi manufatti un forte senso monumentale.

Ed è proprio in seguito all’elaborazione delle sue esperienze spirituali e culturali che Anna Maria Angelucci è approdata all’attuale punto di equilibrio formale, dando vita a questo ciclo di ‘pezzi unici’ realizzati con una tecnica di origini antiche, ceramica in monocottura, resi oltremodo eleganti dall’effetto levigato del colore, dato solo per sfumature nella fase conclusiva dell’opera.

Dee colte in un momento di particolare illuminazione che, attraverso una fissità antica e un forte dinamismo di tipo mentale, sospese in uno spazio senza tempo, si proiettano in un mondo di passaggio tra la realtà e il noumeno dove a dominare sono le energie nascoste.

Stefania Valente

immagini dalla mostra