Non sembrerebbe dubbio che chi volesse recuperare le ascendenze possibili di Carlo Cattaneo, per meglio comprenderne il profilo o la fisionomia culturale, dorebbe risalire la storia ed attraversare un’area nordica e mitteleuropea.
Di qui, non solo giungendo ad un’evidenza espressionista ma, e per cert’opere, a cert’evidenza a suo modo secessionista. Che è, poi, conseguenza di visioni. Insomma, la cultura figurativa del pittore è tutta radicata in una tale condizione (da intendersi, evidentemente, in senso lato); da cui si avvia la valenza di un segno, l’eloquenza di un colore, l’asprezza di una gestualità, l’acuto e la sonorità di una forma, l’ironia d’una condizione, la serratezza d’una composizione.
Chi ne volesse conferma, d’altra parte, potrebbe, tra le opere qui esposte, su di una soffermarsi in particolare.
Quella – Natura morta coi tarocchi — nel cui spazio pittorico si allineano, in emblematico quanto apparentemente disorganico assetto (tale, comunque, da alimentare una ritmica spaziale), alcuni storici dipinti – che possono in qualche maniera considerarsi archetipi dell’artista – tra cui uno, in specie, il quale rivede esplicitamente figure e soggetti ensoriani.
Parimenti, in altra e più recente opera – Il marionettista – apparirebbe riconoscersi, per talune insistenze grafiche e pittografiche su particolari nel fondo e in primo piano, la memoria, benché trasfigurata, di certa arte viennese. La quale pur si rinnova, in evocazione schieliana, in talune opere su carta.
Cattaneo, insomma, appartiene per intero ad una condizione della cultura e della storia; nell’una e nell’altra, come proprio presente, rivivendo la tensione ad una creatività. Si osservi, ad esempio al di là d’ogni considerazione attinente alla tematica – che è anch’essa in tal senso significativa – la qualità segnica dei disegni e di alcune acquaforti. Un segno tutt’altro che indulgente, ma significativamente duro ed aspro, eppure quanto pochi penetrante – o, forse, proprio per ciò – nelle ragioni di un carattere e nell’ ambiguità esistenziale d’una condizione. Nelle ragioni, ancora, di un’accezzione che è essenza del narrato.
In questa chiave, e continuando a seguirne in sintesi la vicenda, dovrà anche j farsi accenno al concetto di maschera che è, si direbbe senza soluzione di continuità, nell’opera dell’artista,.
Questa, quando non è palesemente presente a celare i volti dei personaggi, offrendo loro una somatica altra ed interlocutoria, è il volto stesso dei personaggi. E siamo, una volta di più, ad indicare la realtà di un segno eloquente che, in quanto tale, esprime effetti ed affetti che, per la via dell’esteriorità, giungono ad una profondità. Tra sé e l’opera l’artista, tuttavia, ponendo il filtro di un’ironia mai fine a sé stessa, ma dichiarante, ancora, non solo la traiettoria di un sentimento, ma propriamente di un’ascendenza. Ed è altresì l’indicazione, non di rado come personaggio tra gli altri e con questi convivendo e sottolineando, quasi, il loro esser mascherati, di una scimmia che, antropomorfa, sembrerebbe non solo far il verso agli uomini ma degli uomini (rammentando la pittura di David Teniers il giovane) assumere il più deciso atteggiamento. Il che, non di meno, afferma la dimensione fondamentale simbolica di Cattaneo che, nella sua opera, si assume costante, pur quando il richiamo emblematico si direbbe diverso da una logica e da un’essenza. È chiaro che in tale prospettiva l’opera dell’artista – sia essa pittura o disegno o pastello o acquaforte – andrebbe letta scomponendone ogni suo luogo, di ciascuno indicandone e portandone in superfìcie il secretum. Quale il senso, ad esempio (ed è circostanza ricorrente e, dunque, non davvero priva di un suo valore) del primo orizzonte di Donna con cane – piano che si affolla di elementi i quali possono asserirsi incongrui e solo dettati per dar serratezza ad una ritmica – se non quello d’una implicita quanto sottintesa attinenza ad una tutt’altro che emergente spiritualità del personaggio focale del dipinto?
Tra tali oggetti pur riconoscendo la presenza di alcune altre tele e fotografie di personaggi ulteriori che, in quanto tali, moltiplicano ed amplificano il dichiarato stesso della pittura.
In quegli oggetti Cattaneo impegna e spende tutto sé stesso, indicandone qualità e volume, la condizione spaziale e la luce, l’equilibrio dell’uno in rapporto a quello dell’altro. Così come per timbro ne dichiara il colore, mentre ad un non meno significativo e sinopico bianco e nero affida la fisicità della donna. Quasi che tale concretezza potesse, ellitticamente, recuperarsi nell’acutezza dello sguardo sugli oggetti.