Taiwan Italia – Long Bin Chen e Alfredo Rapetti (reading sculptures/reading paintings)

barbara | maggio 17th, 2005 - 15:33

Presso la sede della Fondazione Ideazione, dal 5 al 21 maggio le opere dell’artista di Taiwan, Long Bin Chen e di Alfredo Rapetti saranno messe a confronto. Il progetto unisce, per la prima volta a Roma, l’arte di Chen, ispirata a una sapiente lavorazione scultorea della carta e la minuziosa scrittura grafica, luminescente e avanguardistica di Rapetti. Arte e culture a confronto, in un’iniziativa che si pone come emblematica nello scambio aggiornato e continuo fra nuove tendenze e nuove forme di espressione tra est e ovest.

Da Roma, la mostra sarà trasferita a Milano nella prestigiosa sede espositiva “Spazio 30″ a partire dal 26 maggio.

LONG BIN CHEN

Ho incontrato Long Bin a Los Angeles, in un’occasione del tutto casuale e fortuita. Seppi subito si trattava di un noto artista cinese, che viveva a metà tra New York e Taipei, sua città natale e, una curiosità, notai in lui un atteggiamento di continua sorpresa, verso le cose, lui che munito di fotocamera digitale di altissima tecnologia, e di un’ottima pronuncia inglese, continuamente in viaggio, poteva essere per me un giocatore di borsa o un economista. Proprio la vivacità del suo sguardo tradiva, e oggi ne ho conferma, la sua intelligenza e il suo estro di scultore che, perfettamente inserito nei sistemi del mercato internazionale, concepisce la sua arte un capitolo della millenaria tradizione artigianale cinese. Le sue splendide ” sculture da leggere ” sono infatti intarsi, sinuose forme che emergono da blocchi di carta, vere e proprie colonne, di libri, riviste o magazines, modellati con un’abilità da ceramista, in cui non rinuncia al dettaglio, quasi iperrealista, la sua arte , seppur non distaccandosi da un concetto pop dell’arte, volge completamente in direzione opposta, per la filosofia di cui è portavoce.                                                                                        Implicita nella sua genesi è infatti una forte critica al mondo occidentale e all’impazienza con cui le “cose” vengono ridotte a spazzatura; nessun compiacimento estetico tratto da tale velocità di consumo, ma piuttosto il recupero di una lentezza del gesto e della fruizione. Questa operazione artistica è in effetti quella di un ecologista impegnato, iscritto al movimento internazionale di Green, e per il quale è fondamentale il rigenerare, distinto dal semplice ripristinare, un nuovo mezzo culturale, utilizzando proprio “oggetti” che sono per eccellenza veicoli di cultura, i libri appunto.                                                                                                                                                                                                                                                                          Operazione intelligentissima e sicuramente valida su un piano etico, che aldilà delle simbologie ipersfruttate di “arte per l’ambiente”, guadagna all’arte stessa una nuova dimensione per cui oggi, più che mai, può essere mezzo di comunicazione sociale.

ALFREDO RAPETTI

Credo nell’autonomia di linguaggio dell’arte. Mi spiego meglio. Ogni opera che presuma di chiamarsi “arte” deve da sola, autonomamente, poter comunicare l’emozione che intende esprimere. Contenere cioè in sé la capacità di trasmettere il proprio messaggio, senza l’ausilio di informazioni supplementari o sussidiare, estranee al puro processo creativo. Quando guardo un’opera per la prima volta, istintivamente non sono interessato a conoscere il nome dell’autore, la sua età, il suo percorso artistico o le sue tendenze sessuali, ma concentrato solamente a “sentire” quello che il risultato del suo lavoro “sconosciuto” mi comunica. E’ in questa autonomia di espressione dell’opera d’arte che riconosco il valore e la funzione dell’artista. E solo se dopo questo “passaggio” sono entrato intimamente in una comunione emotiva con il lavoro dell’autore, solo allora, desidero conoscerlo più a fondo, studiarne ogni aspetto, incantato dalla sua capacità di stupirmi o di commuovermi. Esattamente come succede tra le persone. Questa è l’arte che sento più vicina. L’arte che non viene negata a chi non abbia conoscenze specifiche ma solo a chi non possiede, o meglio, non vuole impiegare la sensibilità necessaria, per comprenderla. Un’arte che da migliaia di anni ha la capacità di rinnovare l’emozione in chi la guarda al di là del tempo e dello spazio, della cultura, delle ideologie o dei codici interpretativi di un presente passeggero. Un’arte la cui preoccupazione principale è la comunicazione di un’estetica dei valori. Un’arte che porta notizie da un mondo ad un altro in modo originale e costruttivo, attraverso un solo linguaggio, un solo codice comune a tutti: quello dei sentimenti. Il mio tentativo, come dice il mio amico Nicolò in una sua bellissima canzone, è quello di cercare di esserne degno.

Alfredo Rapetti

Press Release

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