Sulla mostra
Gloria Porcella
Direttrice
Galleria Cà d'Oro
Mi riempie di gioia scrivere queste
poche righe su un uomo di straordinario talento e temperamento
come è stato Giorgio de Chirico.
Un anticonformista dallo spirito libero, un uomo che non temeva
il giudizio degli altri.
Questa grande e geniale "Mente", della quale mi sarei
potuta certamente innamorare, e questa incredibile abilità
nel dipingere hanno reso questo uomo, con la sua opera, immortale.
E' proprio la sua grande mente ad essere presa in "esame"
oggi, alla luce di una nuova tesi secondo la quale Giorgio de
Chirico, soffrendo di acuti mal di testa, diede vita all'arte
Metafisica.
Non essendo una studiosa di neurologia
nè tanto meno un'esperta in emicrania, ho banalizzato questa
tesi in poche parole che derivano da esperienze narratemi da mio
padre e da quanto leggo dai vari testi autobiografici.
Comunque l'inventore della "Metafisica"
deve a questa sua ipersensibilità, che gli ha permesso
di vedere cose che altri non vedono, la focalizzazione di immagini
"al di la' delle cose fisiche" e quindi il dono e la
specialità di sentire e vedere dette immagini così
da trasformarle grazie a quella abilità manuale in dipinti
immortali che resteranno patrimonio dell'umanità.
La tesi descritta nel libro di Ubaldo
Nicola "L'aura di Giorgio de Chirico. Arte emicranica e pittura
metafisica" sebbene ancora non comprovata, apre un nuovo
orizzonte di studi sull'arte Metafisica e sul suo inventore. Dopo
aver preso in considerazione i numerosi sintomi descritti nelle
sue opere autobiografiche, si formula una diagnosi di emicrania
addominale, accompagnata da rilevanti fenomeni auratici, ma non
avendo mai ricevuto una chiara diagnosi e rimanendo quindi la
loro origine sconosciuta, de Chirico spiegava questi fenomeni
come "rivelazioni", "febbri spirituali", "fantasmi"
o "spettri".
Questo è il motivo per il quale
la Galleria Cà d'Oro e la Fondazione de Chirico hanno deciso
di partecipare a questo progetto.
Innanzitutto è opportuno chiarire
cosa de Chirico intendesse per Metafisica, poiché a suo
dire, i critici "non ci hanno mai capito nulla ne oggi, ne
allora". La definizione che egli dà della pittura
Metafisica è che essa vuol dire " al di là
delle cose fisiche"
In particolare:
"Guardando certi oggetti e anche pensandoli, appaiono delle
forme, degli aspetti e delle prospettive che noi comunemente conosciamo,
quindi questo procura al pittore che ha il dono e la specialità
di sentire e vedere queste cose "al di là delle cose
fisiche" di immaginarsi un soggetto che può essere
un soggetto che si vede nell'interno di una camera oppure di una
Piazza d'Italia come quelle che si vedono a Torino.
Alcune immagini metafisiche appaiono tra il sonno e la veglia,
quando non si è proprio addormentati. Ma salvo l'aspetto
metafisico che hanno varie città come Torino, gli aspetti
metafisici più ricorrenti appaiono sempre in una stanza
nella quale sul fondo appare una finestra. Questi oggetti metafisici
hanno sempre aspetti geometrici ben definiti: triangoli, rettangoli,
trapezi, qualche volta si intravede anche la sagoma di un tempio."
Le opere che abbiamo scelto per questa
intrigante mostra, che grazie al contributo dell'Accademia del
Mal di Testa esponiamo a Roma al Circolo Brutium, sono dipinti
del periodo neometafisico, periodo in cui de Chirico ritorna alla
pittura della fine anni '10 e '20, migliorandone la tecnica ovvero
il mestiere, come Lui ama definirlo, nella continua ricerca di
emulsioni pittoriche (con la scoperta e l'utilizzo dell'olio emplastico)
che riportino la perfezione sulla tela, una pittura in continua
evoluzione.
Personalmente ritengo che i dipinti
del periodo neometafisico siano tra i più belli di Giorgio
de Chirico, il quale sapiente di anni di studio e di evoluzione
pittorica trasferisce nelle tele la agognata "perfezione"
alla quale aspira.
Per tornare al tema della mostra di
oggi, dal titolo "Artemicrania tra metafisica e Mal di testa",
che si incentra su di una patologia fisica, e per far capire meglio
al lettore quale possa essere la connessione tra il Maestro e
il l'Aura Emicranica, posso solamente rifarmi ai suoi libri autobiografici
dai quale attinge alcune ipotesi anche il saggista Ubaldo Nicola.
Vorrei ricordare alcuni aspetti più
volte descritti da de Chirico, il quale soffriva di forti dolori
all'addome durante i lunghi e faticosi viaggi, in particolare
nel periodo di permanenza a Firenze, quando i disturbi intestinali
erano accompagnati da una grande debolezza e da una depressione
che gli impediva quasi di lavorare, così da permettergli
di leggere soprattutto libri di filosofia che contribuirono alle
"forti crisi di nera malinconia".
Era il periodo nel quale dipingeva soggetti ispirati dal forte
e misterioso sentimento scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia
dei bei pomeriggi di autunno nelle città italiane, che
era il preludio alle sue Piazze d'Italia.
Ma troviamo nei testi anche una ipersensibilità onirica
che de Chirico manifesta quando ad esempio avverte in un sogno
che qualcosa è successo alla madre ….. e fu proprio
in quel giorno che sua madre venne a mancare.
Per concludere posso affermare che grazie a questa mostra leggiamo
de Chirico da una prospettiva un po' diversa e chissà se
Lui nelle pace eterna si rivolterà nella tomba sbuffando
"non ci avete capito nulla" o se è proprio lui
che non si è mai capito fino in fondo.